Vita di bordo di Vittoria Marconi.

18 Giu , 2025 - Uncategorized

Il 20 maggio sono partita da Civitavecchia verso Cagliari per intraprendere un’esperienza molto formativa e significativa per me: l’imbarco sulla nave scuola della marina militare, nonché la nave ritenuta la più bella del mondo, AMERIGO VESPUCCI.

Per me aver avuto l’opportunità letteralmente di far parte dell’equipaggio per 17 giorni è stato un onore e in un certo senso, io e tutti gli altri “colleghi” con i quali ho condiviso quest’esperienza ci dobbiamo ritenere privilegiati perché non tutti potranno dire di aver navigato il Mediterraneo e, anche se per un tempo ridotto, di aver fatto parte dell’equipaggio di Vespucci.

Le attività erano varie, quelle che svolgevamo durante la navigazione senza dubbio le ho trovate molto più interessanti e coinvolgenti. Non avrei mai immaginato di poter timonare l’Amerigo Vespucci, ma grazie all’aiuto dei nocchieri presenti in plancia che mi hanno spiegato come fare, ci sono riuscita ed è stato molto bello ma anche un po’ strano pensare che, quasi 300 persone, in quel momento erano nelle mie mani..

L’attività che mi è piaciuta di meno, usando termini dell’equipaggio, è stata quella di “frattazzare” ovvero pulire il pavimento del cassero, del centro nave e della prora con dei “scopettoni” a setole dure. Non mi è piaciuto soprattutto perché quest’attività veniva svolta quasi sempre nelle ore notturne ed era molto stancante. Lavorare la notte però aveva dei vantaggi… a mezzanotte veniva sfornata la pizza e tutte le persone a lavoro potevano mangiare e quindi riposare quei 10 minuti.

La vita in porto invece si basava quasi per intero sulle accoglienze delle persone che venivano a visitare il Vespucci, garantendo sicurezza e la visita anche per chi aveva delle disabilità.

La sveglia suonava alle 7, e dalle 7.15 veniva servita la colazione. Alle 8.15, salva diversa segnalazione, c’era “l’assemblea ai centri”per tutto l’equipaggio dove parlava il capitano in seconda, Tommaso Faraldo, e spiegava quale fosse il planing del giorno e di quelli successivi.

Dopo di che, sempre e per tutti, veniva fatto il posto di lavaggio, dato che le cose alle quali tengono di più sulla nave sono la sicurezza e la pulizia. Durante questo tempo la maggior parte delle volte ci facevano lucidare gli ottoni, usando dei stracci e la manteca.

Finito iniziavano le attività del giorno fino alla sera, quando alla fine dei turni eravamo liberi di uscire in franchigia; l’orario di rientro dipendeva dal nostro comportamento, ma non è mai stato più tardi della mezzanotte.

Tornati a bordo, noi donne ci dirigevamo nel nostro dormitorio, separato da quello dei maschi,dove montavamo le amache (le ho trovate molto comode) e dopo la lunga giornata ci mettevamo a dormire.

Questo tempo libero mi ha permesso sicuramente di fare tantissime nuove amicizie, sia con i ragazzi e le ragazze della Lega navale e dell’anmi, sia con i veri e propri ragazzi imbarcati come corso vfp4 (nocchieri) e di questo sono grata.

Con le ragazze ho avuto subito un forte legame, siamo riuscite ad aprirci subito l’una con l’altra e spero che questo legame possa durare anche in futuro.

Inoltre ho avuto modo di rincontrare persone che facevano parte del mio passato da atleta, riscoprendole e con un legame ancora più solido data la nostra età.

Un momento significativo per me è stata la consegna dell’attestato di navigazione e partecipazione, consegnatomi proprio dal comandante Giuseppe Lai e per me è stato un onore averlo conosciuto ed aver avuto l’opportunità anche di scambiarmi con lui delle idee.

Questa esperienza è stata fantastica, ma non sarebbe stata la stessa senza le due persone che ci hanno seguiti giorno per giorno e che tengo molto a ringraziare: ELISABETTA MOTZO E MAURO SELLARI, due persone fantastiche, disponibili e soprattutto molto pazienti perché riuscire a gestire un gruppo di 25 ragazzi, tra cui anche alcuni minorenni, non è semplice e soprattutto è una grande responsabilità.

Ringrazio la LEGA NAVALE ITALIANA e in particolar modo quella di Civitavecchia con il suo presidente DARIO IACOPONI, di avermi dato l’opportunità di fare questa esperienza che sicuramente mi porterò dentro per il resto della mia vita e chissà se in futuro vorró far parte effettivamente dell’equipaggio di una nave della Marina Militare perché alla fine si sa…

non chi comincia ma quel che persevera.


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